di Carmelina Sessa
Per gli appassionati del periodo medioevale e i nostalgici dell’architettura romanica, o per chi semplicemente desidera rifugiarsi in un luogo incontaminato in cui respirare aria di antico, seppur rinnovato, l’Abbazia di San Giusto è il posto che fa per voi. Volendo prima di tutto collocare geograficamente questa Abbazia cistercense, San Giusto sorge in aperta campagna, nei pressi della cittadina laziale di Tuscania in provincia di Viterbo, in una piccola valle lungo il corso del fiume Marta.
L’Abbazia oggi si presenta come un ex Monastero tra le colline, recentemente restaurato e riedificato ex novo in molte parti. Il recupero del sito ha avuto inizio nel 1994 ed è stato reso possibile dall’intervento di Mario Checcoli, ingegnere bolognese e medaglia d’oro olimpica a Tokio nel 1964. Egli, dopo averne acquistato le rovine da un pastore, iniziò un lungo e complesso lavoro di scavo, restauro e ricostruzione, ad oggi concluso.
L’esistenza di un primo Monastero in quella zona, altamente fiorente, risale all’anno domini 962. Questa parte della valle, circostante la Tuscania, era stata territorio di insediamenti sin dai tempi antichi con Etruschi e Romani, a cui erano seguiti i Benedettini. Successivamente nel 1146 giunsero i monaci dell’ordine monastico dei Cistercensi, i quali, grazie alla loro approfondita conoscenza della tecnologia idraulica, fecero un uso ottimale delle risorse idriche naturali disponibili in quella zona, fornendo all’Abbazia acqua per la cucina, le fontane, gli altri usi domestici nonché per le attività di irrigazione e allevamento. L’Abbazia perse la propria indipendenza quando nel 1194, in seguito a delle controversie con l’Ordine cistercense, l’abate di San Giusto fu condannato per irregolarità. Il declino vero e proprio dell’Abbazia iniziò in concomitanza della soppressione degli abati nel 1460, quando fu adibita a ricovero per animali.
Siamo lontani dallo splendore dei secoli precedenti. Per avere un’idea di quella situazione risulta interessante la lettura del volume Roma e il Lazio della Collana Italia Romanica, edito nel 1992, dove si apprende a proposito dei ruderi dell’abbazia che: <<Se le strutture conventuali sono ormai dei ruderi, la chiesa e il campanile risultano ancora leggibili, a dispetto della rovina e dell’uso improprio che, tra l’altro, ne rendono particolarmente difficoltosa la visita. (…) La chiesa è priva del tetto e mutila della parte superiore (…). L’absidiola sinistra è andata completamente perduta, profondamente alterata la centrale (…). Unico elemento superstite della facciata è il portale aggettante>>.
Dopo trenta anni di lavori è stata restituita vita nuova all’Abbazia, salvata dall’oblio a cui sarebbe inesorabilmente andata incontro, a causa dello stato di incuria in cui versava. Oggi l’Abbazia di San Giusto da un lato è un’azienda agricola gestita dalla famiglia Checcoli, votata al biologico a all’eco-compatibile, e dall’altra è un luogo che offre accoglienza in uno scenario unico. È congegnata per ricevere ed ospitare curiosi, viaggiatori, amanti della natura, della storia e dell’arte, studiosi. Attualmente, si possono ammirare tutte le parti di un’Abbazia del XII secolo rinvigorita, che si erge intorno al grande chiostro:
– la Chiesa con la cripta, la parte presbiteriale e l’intero interno, oltre alle absidi all’esterno
– la sala capitolare usata per le attività collegiali
– lo Scriptorium usata per le attività di studio e intellettuali
– il Refettorio dove venivano serviti i pasti
– il dormitorio
– il Cellarium per le attività manuali e la conservazione degli alimenti
Le parti ricostruite sono ben riconoscibili e si armonizzano con il resto, la mano dell’uomo nel complesso si combina in modo equilibrato con la natura intorno. In questo senso il sito, immerso tra fiumi e campi, ha ritrovato le sue amenità.
Anche se non ci sono più i Monaci di una volta, permane tuttora il fascino da cittadella circoscritta dalle cinte murarie, con al centro il chiostro e la Chiesa. Il portale di ingresso, conservato nel suo aspetto originario, è caratterizzato da un arco decorato con motivi geometrici. Sotto la pavimentazione della chiesa si trova la cripta, costituita da tre celle a trifoglio sormontate da volta a crociera, e collegate tra loro da un corridoio con volta a botte.
Possiamo concludere dicendo che, a distanza di secoli, oggi San Giusto può vantare nuovamente della presenza di un edificio monumentale di cotanta rinomanza. Come indicato sul sito ufficiale del sito, è raro in tutta Europa disporre di un’Abbazia cistercense in tutta la sua completezza. La struttura è aperta a chiunque ed è gender friendly. L’accesso, che comprende anche gli animali ed è gratuito, può riguardare sia l’azienda agricola di erbe officinali sia l’agriturismo. È possibile, inoltre, organizzare eventi come feste private o seminari. La funzione rinnovata dell’Abbazia permette a chi vorrà recarvisi anche di permanere per dormire in splendide camere attrezzate e rifocillarsi presso il ristorante interno, oltre che di godere di un rifugio in cui stare a contatto con la natura. Nella Chiesa son celebrati matrimoni lussuosi, e il rinfresco è servito nel chiostro e nel refettorio del monastero. Una grande varietà di servizi è offerta, spaziando dalle navette alle bici per spostarsi, al wifi gratuito e illimitato, fino ai box e paddock per i cavalli…