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Dall’homeschooling all’unschhooling

Dinamiche e novità della formazione alternativa

Numerose famiglie nel mondo preferiscono scegliere per i propri figli una educazione alternativa e meno rigida che avviene soprattutto in ambiente domestico. In questi casi si parla di “homeschooling” e “unschhooling”, due concetti spesso confusi che, in realtà, indicano due sistemi educativi differenti. L’homeschooling consiste in un processo formativo che avviene in casa, è parallelo a quello pubblico ma gestito autonomamente dalla famiglia, pur nel rispetto dei programmi scolastici. Alle aule si sostituiscono gli ambienti domestici e agli insegnati i genitori. L’unschhooling, invece, non aderisce neanche ai curricola in uso nelle scuole e non prevede la figura di un genitore/insegnante. Il bambino viene lasciato libero di autoistruirsi esplorando e capendo autonomamente secondo i propri tempi e le proprie esigenze, senza alcuna forma di imposizione. Impossibile non riconoscere in quest’ultimo approccio un forte eco dell’Attivismo e del pensiero di alcuni suoi illustri esponenti come John Dewey, Maria Montessori e le sorelle Agazzi. L’unschhooling, infatti, si basa su una visione negativa dell’educazione scolastica tradizionale a causa della sua natura impositiva e poco flessibile, incapace di incontrare i diversi tempi dei singoli bambini, i differenti stili cognitivi e assecondare le loro naturali inclinazioni. Il sistema formativo pubblico è infatti caratterizzato non solo da un programma unico, non individualizzato, per tutti gli alunni, ma anche improntato a relegare il bambino ad un ruolo di passivo ascoltatore di una conoscenza che viene trasmessa dall’insegnate in maniera autoritaria ed impositiva. Tutto questo non favorisce il coinvolgimento degli studenti e di rimando non garantisce un alta probabilità di successo del processo formativo.

Glenda Oddi

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