«In ogni donna si nasconde un essere naturale e selvaggio, una forza potentissima, formata da istinto, creatività passionale e sapere ancestrale. Il suo nome è “donna selvaggia”, ma, purtroppo, identifica una specie gravemente minacciata.»
Clarissa Pinkola Estés, analista e direttrice del C. G. Jung Center, è l’autrice di questo illuminante saggio psicoanalitico, che mostra, attraverso un lavoro di ricerca ventennale, come sia necessario nella nostra epoca riscoprire l’istintualità e la capacità visionaria delle donne, qualità perdute nel corso del tempo.
Attraverso la raccolta di materiale letterario (privo di censure) attinto dalle fiabe popolari, dai miti e dalle favole, l’autrice ha enucleato una serie di archetipi femminili che hanno avuto il coraggio di imporsi a dispetto di tutte quelle istituzioni o imposizioni sociali che, nel corso dei secoli, hanno «saccheggiato la vera natura della donna».
Un libro che negli Stati Uniti ha raggiunto la vetta delle classifiche, il cui titolo: Donne che corrono coi lupi,deriva da studi di biologia sulla fauna selvaggia; il lupo non può, infatti, non rimandare alla storia della donna, poiché ottiene il proprio vigore solo attraverso faticosi travagli.
L’autrice si distacca, dunque, dalla psicologia tradizionale, troppo spesso avara o del tutto muta su questioni veramente importanti per le donne: l’intuito, il sessuale, il ciclico, l’età, il fuoco interiore e invita a seguire, anche spregiudicatamente, l’hambre del alma: la fame dell’anima, per essere finalmente libere di essere ciò che vogliamo essere.
Fortunatamente non siamo più in un’epoca in cui «le lacerazioni spirituali di donne sfruttate in profondità venivano definiti esaurimenti nervosi, in cui le donne strettamente fasciate o imbavagliate erano dette brave, mentre quelle altre che cercavano di sfilarsi per un attimo o due il collare cattive».
L’obiettivo è il recupero della giusta forma psichica della donna, che ora può e deve essere libera di recuperare il suo intuito, vivere gioiosamente il proprio corpo e l’unione con l’altro, coltivare il nutrimento della vita creativa, individuando parallelamente le trappole e le esche avvelenate che la società continua, comunque, a fornirci anche oggi.
Impossibile non pensare, allora, anche a quel verso così pregno di significati della poetessa e scrittrice Alda Merini, che racchiude in una sola riga l’intero senso del saggio della Estés: Io sono selvatica di natura!
Ambra Belloni