Saranno restituiti a breve ai legittimi proprietari le importanti opere d’arte, sette importantissimi dipinti e tre vasi cinesi, rubati nel giugno 2015 da una abitazione privata di Firenze dai Carabinieri del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC). Le indagini sono state avviate nel giugno 2015 quando, a seguito di un controllo eseguito nell’ambito di altra attività investigativa, i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale sono venuti a conoscenza della commercializzazione di un dipinto a tempera su tavola, raffigurante “Madonna col Bambino e quattro angeli musicanti” e che l’immagine dell’opera stava circolando sui social network ed era stata trasmessa anche ad alcuni commercianti d’arte e collezionisti.
Si trattava di una tempera su tavola del XV secolo di Apollonio di Giovanni,
raffigurante “Madonna col Bambino e quattro angeli musicanti” e che nel
medesimo furto erano stati asportati anche un dipinto attribuito ad Andrea del
Sarto raffigurante “Cristo Crocifisso con San Giovanni e la Maddalena”, un
fondo oro centinato di autore ignoto del XV secolo raffigurante “Madonna col
Bambino ed angeli”, quattro dipinti di autore ignoto del XVI/XVII secolo
raffiguranti ritratti e scene mitologiche e tre vasi cinesi, per un valore
complessivo di circa due milioni di euro. Da un primo attento esame della scena
del crimine veniva evidenziato come nell’abitazione non vi erano segni di
effrazione e che la refurtiva risultava essere stata selezionata tra le molte
altre opere rimaste sul posto. Inoltre, nell’appartamento veniva rinvenuto un
cofanetto contenente una lente d’ingrandimento, verosimilmente utilizzata dai
ladri per studiare le tele. Da quel momento i militari del Nucleo Tutela
Patrimonio Culturale di Firenze rivolgevano le proprie attenzioni sui soggetti
che avevano ricevuto l’immagine dell’opera attraverso i social network ancor
prima della consumazione del furto. Le attività investigative, coordinate dalla
Procura della Repubblica di Firenze, consentivano di recuperare dalla memoria
di un telefonino di uno degli indagati ottanta immagini raffiguranti le opere
presenti nell’abitazione del derubato e che in una di queste si notava
chiaramente un guanto nero con il quale qualcuno sorreggeva un dipinto. La
particolarità della rifinitura del guanto era un chiaro indicatore che,
all’interno dell’abitazione aveva avuto accesso qualcuno che aveva avuto
rapporti di lavoro con l’imprenditore.
Stefano Venditti