Credere in Dio non dipende dalla conoscenza, non soltanto. Credere in Dio dipende dalla qualità della propria visione. Dio è infinito, non ha pareti e non ha limiti, perché non è quantificabile. Guardarlo tutto però è possibile, l’infinito può essere visto interamente, nonostante la sua infinità. Così Dio può essere guardato tutto.
Tutto, ma non totalmente. Cosa significa? Che è possibile vederlo nel suo tutto (nel suo essere infinitamente tutto), ma non necessariamente completamente.
Questo dipende dalla nostra capienza sensitiva, cioè da quanto siamo in grado di sentirlo. Dio è davanti a noi, di fronte alla nostra libertà. Ci guarda ed il suo sguardo non è limitante, non è impositivo, non ci trascura né ossessiona. Dio è infinitamente accogliente quanto dimenticabile.
Da questo deriva la forza di una prova che è la prova dell’esistenza.
Possiamo dimenticare Dio oppure immergerci nel suo tutto, soltanto un po’ , oppure totalmente.
Anche nella dimenticanza di Dio lui rimane tutto, è tutto, sia che teniamo gli occhi chiusi, sia che guardiamo dalla parte opposta, sia che lo guardiamo insistentemente. Lui è tutto, il tutto che possiamo non vedere mai, al quale siamo liberi di non credere.
Dio è tutto, visibile tutto ma non totalmente.
Questo è il mistero: il buio e la luce. La cecità del cuore o la luminescenza dell’amore. Nell’ infinito di Dio c’è il nulla, dove si esprime l’ateismo. E il tutto, dove si apre la fede.
L’ateismo coincide con il credo, in quanto “nulla” che è componente stessa del “tutto”.
Anche il nulla può essere guardato tutto ma non totalmente. Dio è il nulla e il tutto insieme.
Da esseri “finiti” quali siamo, abbiamo la libertà di fonderci in Dio come di non riconoscerlo. Il suo tutto/nulla ci guarda sempre e sa che in quella libertà noi possiamo scegliere l’inferno e possiamo scegliere il paradiso.
In questa libertà c’è tutta la misericordia di un Padre che ci ama mentre non lo riconosciamo, mentre crocifiggiamo suo figlio. Ecco il senso completo dell’amore che rinuncia a farsi amare, che pur essendo potente si spoglia di ogni potere, fino alla morte.
La Pasqua è la rivelazione di quell’ amore che trabocca da un’apparente sconfitta. E la croce diviene simbolo di vittoria, di sacrificio d’amore che libera il mondo, lasciandosi finalmente ritrovare. Tutto. Anche se mai totalmente.
Eleonora Giovannini