Tra le sconfinate realtà che caratterizzano il mondo virtuale, ve ne è una in particolare e, in un certo qual modo bizzarra, che riguarda il gruppo di facebook.
Ormai è noto a tutti cosa rappresenti sul popolarissimo social , la dimensione gruppo, ovvero una categoria all’interno della quale i membri interagiscono tra loro, motivati da un ideale che li accomuna. Ve ne sono a non finire, dai gruppi politici, a quelli sociali, agli inneggianti l’amicizia, i sentimenti e i valori. Vi sono gruppi per la ricerca scientifica, gruppi del mondo esoterico, gruppi aziendali, artistici, culturali, gruppi aperti e segreti. Le persone vi partecipano dedicando alla lettura e ai post anche diverse ore della propria giornata. Vi sono poi amministratori che ne fanno un motivo di vita e che, muniti di notifiche in tempo reale, si adoperano in prontissimi scambi, rimbalzi, piroette e salti mortali. Una vera e propria palestra mentale, psicologia, a volte psicotica, di intercambio costante. I gruppi più rigorosi, dove è possibile entrare solo dopo aver superato un test, esibito il proprio volto fronte, retro e di profilo, lasciata l’impronta digitale e fatto riverente inchino, iniziano con l’imposizione di un regolamento lunghissimo, che ti viene imposto di rileggere se inciampi in un errore che viola il loro codice. Una volta entrato, non puoi tornare il giorno dopo e magari informarti, agire indisturbato nel silenzio, no. Devi presentarti al gruppo immediatamente e farlo senza dire mai la tua, perché altrimenti uno degli amministratori ti scrive in privato e ti suggerisce di raccontargli la sua vita privatamente, per non sembrare un criminale pericoloso per quel gruppo. In seconda istanza ti devi uniformare ai post degli amministratori, con like che attestino la tua partecipazione e commenti che non siano mai di parere opposto a quello dei leader. In molti di questi gruppi estremamente intransigenti, si è maleducati quando si dimostra di avere una propria mente e una propria personalità. In questo caso, tacciato per offensivo, vieni irrimediabilmente sbattuto fuori e chiaramente diffamato. Vi sono i gruppi che nascono da condizioni di estrema sofferenza, gruppi di trapiantati, di malattie rare, che forse per questo vengono capeggiati con un rigore tanto eccessivo da intimorire i partecipanti, come se qualsiasi battuta potesse ledere la vita di chi li rappresenta, in questo senso non sono poco frequenti forme di arroganza, probabilmente inconsciamente presenti come difesa dagli altri, proprio da parte di coloro che pretendono rispetto e umiltà. Non ultimo, esistono particolari passaggi da seguire scrupolosamente, quando si decide di accedere ad un gruppo, come l’esortazione privata a mettere prima un like ad una ulteriore pagina a te sconosciuta, ma che ti devi far piacere se vuoi che la tua richiesta venga accettata. Meccanismi tutti da analizzare, rivelatori delle zone più oscure dell’animo umano.
Questa breve indagine mette in risalto un enorme equivoco che fa di un gruppo virtuale un alibi per barricarsi dentro mura apparenti, di inesistente protezione da se stessi e dalla precarietà esistenziale. Da non dimenticare che i veri leader non hanno gruppi e non governano il pensiero degli altri per sentirsi in relazione con il mondo. Ci si domanda dunque se i gruppi siano occasione di scambio o un pretesto per dominare la mente delle persone. Una riflessione, questa, che vale la pena presentare al nostro io e a alle persone cui vogliamo davvero bene.
Eleonora Giovannini