nel 1974 usciva il primo disco di Loredana Bertè, per l’inizio di una carriera straordinaria
50 anni fa iniziava la straordinaria carriera di Loredana Bertè. Va però precisato che parliamo della carriera canora, perchè quella da ballerina e attrice iniziò alcuni anni prima. Nata a Bagnara Calabra il 20 settembre 1950, Loredana Carmela Rosaria Bertè (questo è il suo nome per esteso all’anagrafe) cresce con le sue tre sorelle, Olivia, Leda e Rita Adriana, ovvero l’indimenticabile Mia Martini.
L’infanzia non sarà facile, infatti lei e Mia parleranno delle difficoltà presenti in famiglia caratterizzate da forti divergenze con i due genitori (entrambi insegnanti). Dopo la separazione di questi ultimi, Loredana si trasferisce a Roma con la madre e le sorelle, ha quindici anni e vuole emergere come ballerina. Così si esibisce al mitico “Piper”, dove conosce un certo Renato Fiacchini, coetaneo, che entra con lei nel gruppo di ballo dei Collettoni, che si esibiva negli spettacoli (dal vivo e televisivi) di Rita Pavone.
Il giovane Fiacchini diventerà Renato Zero. Intanto la Bertè fa il proprio esordio sul grande schermo, nel film “Basta guardarla” di Luciano Salce. E’ il 1970 e le viene proposta una parte anche in “Quelli belli…siamo noi”, un musicarello che serviva a pubblicizzare la figura del cantante Maurizio Arcieri. Intanto Loredana aveva iniziato a prestare la propria voce per alcune incisioni in qualità di corista. Quelle “timide” esibizioni le vedeva più come un diversivo divertente alla carriera di ballerina e attrice. Ma nel 1974 il discografico Alfredo Cerruti, indeatore più avanti degli Squallor, vede nella giovane Bertè un’artista capace di sbaragliare la scena come cantante, sexy.
E’ una sfida coraggiosa, perchè in quegli anni la censura era particolarmente severa: le fa incidere l’album “Steaking”, con undici tracce, tra cui “Il tuo palcoscenico”, considerata troppo hard, con allusioni sessuali e, soprattutto, l’esclamazione finale “c..zo!!”.
Sicuramente questa raccolta ha una popolarità assai frenata dalla censura, ma inaugura la straordinaria carriera canora ufficiale di Loredana Bertè, che, proprio per il coraggio dimostrato aderendo al progetto di Cerruti, si dimostrerà un’artista mai scontata, spregiudicata, poliedrica e con quel rapporto di amore-odio con la sorella Mia. Per anni le loro due carriere artistiche viaggeranno parallete, incontrandosi nel 1993 con la canzone “Stiamo come stiamo” presentata in coppia al Festival di Sanremo.
In questi cinquant’anni di canzoni, Loredana ha proposto brani, ora cattivi e ironici, ora imploranti e struggenti, sempre con l’originalità di chi esce dal clichè della cantante “pop” tradizionale, infilandosi in un genere esclusivo, impegnato e irriverente, anarchico e sfacciato, raccontando la realtà di chi vive con la prorompente generosità della persona libera.
In questi cinquant’anni Loredana Bertè ha inciso circa trenta album (in studio, dal vivo e raccolte), regalando al pubblico brani che rimangono scolpiti nella roccia della musica italiana ed internazionale: “Sei bellissma”, “Dedicato”, “E la luna bussò”, “Figlia di…”, “Non sono una signora” e “Amici non ne ho…”.
Raccontando di questa grande interprete dobbiamo parlare anche della donna, Loredanna; capace di stare in piedi sempre, di fronte agli schiaffi della vita, sulle strade più tortuose, tra difficili relazioni sentimentali, un contesto artistico tante volte ostile e la sofferenza mentale, che le aveva spento la voce, ma non il coraggio e la dignità. Così, è passata dai momenti bui della carriera e della salute, a riprendersi in mano la scena artistica con decisione, classe e quel brutto-grande carattere. Al punto da diventare, a settant’ anni, un prezioso riferimento, in piena attività, per le nuove generazioni di cantanti.