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Arte & Cultura Sapere & Sapori

Sulle orme del carciofo laziale

Cynara scolimus dal latino, la cenere è ottima per la concimazione.

By Laura Tenuta

L’importanza del carciofo a Campagnano di Roma, nel parco di Veio, uno tra i Borghi più belli d’Italia.

Dai dati di archivio ne tracciano la presenza gli Annali, documenti papali, pitture del’700, compare nella verifica Demaniale della Valle del Baccano insieme al melone, anche la rivista dell’inizio’900 ltalia Agricola se ne interessa.

In Egitto si nota la varietà selvatica (Cynara cardunculus) il “cardo” è importato nel bacino Mediterraneo, inserito nel Lazio dagli Etruschi, i primi coltivatori (vedi affreschi parietali, tombe della necropoli di Tarquinia litorale nord) e al mare anticipa la sua raccolta a dicembre.

Proprio dagli etruschi deriva il carciofo romanesco  IGP, un riconoscimento europeo: il cultivar di Castellamare di Stabbia anticipa, quello campano ritarda per motivi climatici.

Proprietà  organolettiche: pezzatura grande, compatto, tenero, dolce, consumato anche crudo, ricco, più digeribile per contenuto di cinarina.

Prodotto di nicchia, gourmet, l’auspicio è di aumentarne la produzione e istituire un’associazione ed un Consorzio.

L’Ente Università Agraria senza soluzione di continuità si adopera per creare posti di lavoro su vari fronti.

Parametro edafico con suolo vulcanico e ferroso, adattamento al clima influenzato dall’ esposizione del territorio verso Viterbo ed i Monti Sabatini da un lato, verso il mare dall’altro.

Nel 2008 è stato redatto il progetto “Valorizzazione del Carciofo di Campagnano” capitanato dal Dottor Vincenzo Cesi (ricercatore ENEA).

Fatto appello ad enti ed istituzioni con tenacia e risolutezza, nel 2012 l’Ente Università Agraria con il Presidente Roberto Piergentili (a tutt’oggi in carica), si spezzano le catene e il progetto decolla.

Sotto l’ala dell’istituzione di riferimento, dall’’Università della Tuscia, all’Arsial, per approdare dalla pianificazione all’attuazione, empiricamente individuato il cultivar del carciofo campano, progenitore di tutti i carciofi del Lazio centrale.

L’Università della Tuscia,dopo il sequenziamento genetico, avvia un laboratorio di micropropagazione ,produzione da una cellula vegetale.

Debiti ringraziamenti a Piergentili che ha creduto, sostenuto e assistito un lungo iter scientifico, burocratico sin dal suo primo mandato, e all’attuale Sindaco Alessio Nisi.

Dal 1959 la proloco organizza la Festa del Baccanale e Sagra del carciofo.

Col presidente Oreste Pallucchini sono considerevoli le innovazioni: la sfilata in abiti d’epoca, l’apertura delle cantine per la degustazione del vino locale.

Per un’antropologia del paesaggio, non vi è negoziazione che esuli, attraverso il carciofo che è ormai un concetto etnologico fondamentale: difendere la propria identità con la rilevazione, conservazione, custodia, e divulgazione degli usi.

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