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Arte & Cultura

Krizia, la rivoluzionaria della moda

Krizia ci ha lasciati circa otto anni fa, sapeva interpreatre al meglio i gusti della gente  

La sua carriera inizia praticamente nel 1954, quando mette in piedi un laboratorio con qualche tavolo, alcune macchine da cucire, assumendo qualche brava sarta. Lo fa con l’amica, nonchè compagna di lavoro, Flora Dolci. Vogliono uscire dagli schemi che avevano tenuto in ostaggio il concetto di eleganza come qualcosa che doveva essere per forza sfarzoso. Così creano abiti che potessano attirare l’attenzione delle consumatrici, attraverso la linearità, la semplicità e la vestibilità. Girano i negozi di abbigliamento per convincere i titolari a comprare (e vendere) i loro prodotti, attraverso una pubblicità “artigianale”, “certosina”, che si dimostrò straordinariamente efficace.  

E’ stata considerata la “madre” degli hot pants, i pantaloncini femminili corti (spesso scandalosamente cortissimi). In Italia ha sdoganato il pret-a-porter, quel genere d’abbigliamento “pronto ad essere indossato“, che ha trasferito la creazione dei vestiti dalla bottega di sartoria, all’industrializzazione del tessile. Portò le minigonne nel nostro paese, destando scandalo, ma anche tanta ammirazione, visto che il suo stile non è mai stato nè volgare nè evanescente. Parliamo di Krizia, al secolo Maria Mandelli, la stilista nata a Bergamo il 31 gennaio 1925. Quando ancora si chiamava Maria, anzi Mariuccia, scopre una grande passione per i tessuti e per le stoffe: amava raccontare che, da bambina, andava spesso nel negozio di sartoria vicino a casa, per farsi dare i ritagli di stoffa da cui creava i vestiti per le bambole.  

Negli anni cinquanta decide di dedicarsi alla moda avviando, come abbiamo prima citato, un sodalizio con Flora Dolci. La loro non è semplicemente voglia di fare moda: vogliono rivoluzionarla. 

Si crea un nome d’arte, Krizia, prendendo ispirazione dall’ultimo Dialogo incompiuto di Platone, incentrato su Crizia, sulla vanità femminile e sulle controtendenze. 

Negli anni ’60, con i propri vestiti, partecipa ad una sfilata a Palazzo Pitti di Firenze; qui propone il pret-a-porter e vince il premio della stampa; per quell’ingessato mondo della moda la sua è un’intollerante provocazione, mentre per la critica Krizia rappresenta idee giovani. 

Porta le sfilate da Firenze a Milano, viene definita “Crazy Krizia“, per le sue idee di totale rottura e allarga i prodotti agli occhiali e ai profumi. 

La nostra stilista crea anche per gli uomini, anche se l’emancipazione e la libertà femminile rimane la bussola del suo lavoro. 

La sua vuole essere una moda che, non solo sa adeguarsi ai tempi e ai cambiamenti socio-culturali, ma li vuole anticipare. 

Nel 2014 Krizia cede l’attività alla Shenzen Marisfrolg Fashion, l’azienda venditrice di abiti con a capo la miliardaria cinese Zhu Chong Yun, della quale Mariuccia Mandelli aveva dimostrato grande considerazione.

Ci ha lasciati il 6 dicembre 2015, era una domenica sera e vicino a lei c’era l’inseparabile marito Aldo Pinto, che aveva sposato ad inizio degli anni settanta. Pinto è mancato pochi mesi dopo la moglie. Della moda creata da Krizia si scomodò a scrivere perfino un intellettuale come Umberto Eco, affermando che, chi sceglie questo marchio, lo fa per affermare un modo di pensrae, un modo di essere e di presentarsi agli altri. 

Nel 1986 venne anche nominata commendatore della Repubblica. 

Krizia creò le maglie con gli animali, tanto care a Lady Diana e a proposito la nostra stilista aveva affermato che gli animali più eleganti sono i felini.

Va sottolienato che assieme a Krizia, negli anni sessanta, iniziano a sfilare a Milano anche Walter Albini e Ottavio Missoni, contribuendo assieme alla stilista bergamasca alla nascita della Milano Capitale della Moda. 

Krizia ha rivoluzionato anche i materiali con cui creare i vestiti: assieme alle stoffe, lei utilizzava gomma, alluminio, sughero, nonchè la stoffa laminata, cioè tessuti composti da fili di seta o di lana intrecciati con fili metallici.   

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