Gli operatori del SET 118 di Capitanata propongono un congresso provinciale che faccia da apripista per un più serrato dibattito a livello nazionale per una riforma migliorativa del sistema.
Istituzionalizzare in maniera univoca la figura del soccorritore a livello nazionale puntando sulla formazione per superare le problematiche strutturali del sistema di soccorso in emergenza e urgenza anche in merito alla carenza di personale e alla scarsa attrattività del sistema dal punto di vista contrattuale.
Parte dalla Capitanata, con un apposito congresso provinciale che avrà luogo il prossimo 3 dicembre a Torremaggiore (FG) l’appello degli operatori 118 per una maggior attenzione da parte del Legislatore verso un percorso di qualificazione giuridica delle figure non sanitarie in prima linea nella catena del soccorso in emergenza e urgenza a partire dall’approvazione del disegno di legge proposto dalla Sen. Maria Cristina Cantù e dal Sen. Roberto Marti lo scorso anno.
“È uno dei primi congressi provinciali che abbiamo messo in atto – ci ha spiegato il Dott. Michele Pavone infermiere della capitanata e fra i maggiori conoscitori del sistema di soccorso, nonché autore di numerose pubblicazioni specialistiche sui temi di settore in ambito delle Proposte di Competenze per gli Operatori del SET 118 – e che rappresenta una sorta di “stati generali” del sistema 118 della capitanata e non a caso abbiamo voluto mettere al centro del dibattito il “sistema di emergenza e urgenza tra presente e futuro” ma non ci siamo voluti limitare al sistema di soccorso 118 in sé, bensì comprendere tutte le realtà del comparto territoriale”.
“Durante l’evento – ha proseguito – proporremo un confrontofra operatori sanitari e non sanitari, figure istituzionali del territorio ed oltre per discutere di due grossi obiettivi: il primo, nell’ambito dei possibili sviluppi che proponiamo come operatori della Capitanata; il secondo, nell’ottica del management, le nuove linee guida con uno sguardo particolare alle attività cliniche e di intervento sul territorio”.
Nel raccontarci come il sistema di emergenza e urgenza della Capitanata e della provincia di Foggia vede in prima linea tre grandi realtà: la ASL Foggia, che ha una sua unipersonale per la gestione del personale (Center Service Foggia), la Centrale Operativa 118 Foggia che ha il compito di coordinare tutto il sistema, il dott. Pavone ha rimarcato come: “questa iniziativa parte dal basso, dagli operatori che sentono la necessità di dar voce alle problematiche che gravano sulle loro vite professionali, ma soprattutto dalla lungimiranza del Direttore della Centrale operativa di Foggia, dott. Stefano Colelli”.
Quali sono queste problematiche?
“La principale, che ci accomuna, peraltro, a tutto il territorio nazionale, è che al momento non c’è una legge univoca per il sistema di emergenza/urgenza, sussiste una forte frammentazione anche a livello provinciale all’interno della stessa regione. Come operatori vorremmo trovare una unità d’intenti per la gestione univoca del sistema. Vi sono state anche diverse proposte di intervento normativo in questa direzione, l’ultima è quella proposta dai succitati Sen. Cantù e Marti e che sembra riassumere le nostre istanze per quanto concerne la valorizzazione della figura del soccorritore e dell’operatore 118.
Ecco, lo scopo del nostro congresso di dicembre è proprio quello di stimolare un dibattito nazionale a partire dalle istanze degli operatori locali tenendo conto che le proposte di decreto che mirano a istituzionalizzare la figura del soccorritore e dell’autista soccorritore sono tutt’ora in itinere e non sembrano trovare una quadra definitiva”.
Ovviamente quando parla di soccorritore si riferisce a tutte le tipologie di intervento possibili…
“Quando parlo di soccorritori 118 intendo riferirmi a equipe interattive multidisciplinari la cui composizione, attualmente, prevede figure sanitarie e non sanitarie come il soccorritore e l’autista soccorritore che al momento, però, non hanno uno status giuridico ben riconosciuto. Il discorso è frammentario, l’equipe è multidisciplinare e integrata, però c’è un distinguo fra le figure sanitarie di medico e infermiere riconosciute e dalle figure non sanitarie come il soccorritore, appunto, e l’autista soccorritore, che sono in via di riconoscimento giuridico e per le quali ci aspettiamo al più presto una quadra definitiva”
Quale obiettivo ha guidato la scelta della location?
“La scelta di celebrare il Congresso nella Sala del trono all’interno del Castello dei Duchi di Sangro a Torremaggiore risponde sia alle esigenze di accoglienza del numero di operatori della provincia di Foggia, sia alla promozione del patrimonio storico artistico del territorio”.
Quali sono gli obiettivi che, come categoria, vi siete prefissati?
“Al di là dell’evento in sé che avrà una sua valenza mediatica, lo scopo condiviso è quello di redigere un manifesto di intenti perché vogliamo che la nostra voce sia quella promotrice che parte dalla provincia di Foggia per arrivare ai più alti livelli istituzionali.”
“Sul tavolo non ci sono solo questioni giuridiche e/o contrattuali, bensì un discorso più ampio che va degli obiettivi dell’emergenza a 360°, alla telemedicina sino alle opportunità del PNNR per il riordino del sistema pre-ospedaliero e ospedaliero in emergenza e urgenza sanitaria”.
E quindi, dalla Capitanata al sistema nazionale l’appello comune è per una riforma in senso qualitativo e migliorativo del sistema di soccorso 118?
“Come operatori vogliamo che questo congresso abbia una finalità ben precisa, cioè che ne scaturisca un manifesto di intenti per addivenire ad una chiarezza normativa precisa e univoca sul territorio nazionale”.
“In questo senso vorremmo sottolineare anche alcune perplessità per ciò che concerne la formazione. Sulla bozza di Disegno di legge espresso dalla Senatrice Maria Cristina Cantù e dal Sen. Roberto Marti, ci permettiamo di fare qualche critica per una revisione nell’ambito della formazione; mi spiego meglio, non si può formare un soccorritore con sole 200 ore di formazione, tanto più fatta salva la frammentazione nell’approccio delle varie regioni. In questo senso noi chiediamo una formazione più estesa che vada oltre le 200 ore”.
“Siamo fiduciosi che questo Governo possa mettere mano in maniera definitiva a questa situazione carente su tutto il territorio nazionale sperando che si giunga ad una conclusione perché bisogna istituire la figura del soccorritore dandogli una maggiore valenza in termini di formazione specifica, una maggiore forza dal punto di vista delle competenze; le ricadute sarebbero per tutti i cittadini”.