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Ambiente & Società

Basta talco sugli scaffali.Troppi risarcimenti e Johnson lo ritira

Il popolare prodotto a base di talco, accusato di contenere amianto

Niente più “borotalco” sugli scaffali dei supermercati e soprattutto dei nostri bagni. La multinazionale americana Johnson & Johnson, ha annunciato lo scorso 11 Agosto, la  fine della produzione del noto prodotto Baby Powder. 

Il timore di affrontare migliaia di cause, con esiti processuali avversi, ha portato alla clamorosa decisione. Infatti già nel 2020, per i mercati americani e canadesi, l’azienda aveva provveduto alla sostituzione del talco con l’amido di mais. Si sostiene che  nel talco fosse presente amianto, un materiale molto dannoso per l’uomo, perché cancerogeno.

Si tratta infatti di un minerale presente in molti giacimenti insieme al talco, anch’esso un minerale.

L’ azienda americana, aveva già ricevuto quarantamila denunce da parte dei consumatori, per questo motivo 

Nel 2018 la multinazionale era stata condannata a risarcire ventidue donne,con quasi 5 milioni di dollari. Queste avevano accusato l’azienda di avergli provocato il cancro alle ovaie. L’anno successivo, nel 2019, la Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, aveva scoperto, dopo alcune analisi, che all’interno di uno specifico prodotto vi erano effettivamente delle tracce di amianto: l’azienda era stata costretta a ritirare dal mercato circa 33 mila flaconi. 

Il talco viene utilizzato per la produzione di cosmetici, per creare prodotti che leniscono gli arrossamenti da pannolini dei neonati, per rossetti e molto altro ancora. Tutti articoli, dunque, che finiscono direttamente a contatto con la nostra cute, che li assorbe con molta facilità. 

Pur avendo sempre negato ogni responsabilità, Johnson & Johnson di fatto ha pagato un sostanzioso accordo di risarcimento di 230 milioni di dollari, nel 2019 allo Stato di New York, per evitare processi alla controllata Janssen Pharmaceuticals, produttrice anche di un vaccino anti-Covid, accusata di aver fomentato tramite pratiche commerciali e pubblicitarie scorrette la dipendenza da oppioidi negli Stati Uniti.

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