Birra e olio contribuiscono in maniera decisamente positiva alla ricchezza italiana, rappresentando le eccellenze del Paese. Cominciamo con l’olio che viene esportato in tutto il mondo
Birra e Olio della Sabina sono due eccellenze che caratterizzano l’economia della località del Lazio, a pochi passi da Roma. Birra e olio contribuiscono in maniera decisamente positiva alla ricchezza italiana, rappresentando le eccellenze del Paese. Cominciamo con l’olio che viene esportato in tutto il mondo. Gli oli non sono tutti uguali. Vogliamo proporre un autentico viaggio per conoscere e apprezzare quelle che potremmo definire le differenze gastronomiche dell’olio, al fine di riconoscere in maniera più significativa il vero olio extravergine di oliva. Gli oliveti interessati dalla spremitura devono avere caratteristiche ben precise, non è sufficiente essere nel giusto territorio geografico che si trova a cavallo tra le province di Roma e Rieti.
Una tradizione millenaria
Quella dell’olio è una tradizione che affonda le radici nella storia. Basti pensare all’olivo millenario di Palombara Sabina, in provincia di Roma, censito con un tronco dal diametro di undici metri nel 1849, attualmente portato a nuova vita dagli sforzi congiunti del comune e di un’associazione locale. Ricordiamo che a Canneto Sabino, frazione del comune di Fara in Sabina, vantano un proprio Grande Vecchio. Quando affrontiamo testimonianze documentali abbiamo a disposizione autori e studiosi latini come Varrone, Strabone, e Galeno, che parlano dell’olio sabino e decantano le sue qualità. Non dimentichiamo il famoso Museo dell’Olio che raccoglie le testimonianze di queste produzioni, raccontando il territorio e il suo olio a Castelnuovo di Farfa, in provincia di Rieti. Non tutta la Sabina è vocata all’olio. Possono concorrere alla nascita dell’olio le olive Carboncella, Leccino, Raja, Frantoio, Olivastrone, Moraiolo, Olivago, Salviana e Rosciola. Altre olive sono ammesse per un massimo del 25% del totale, in modo da non snaturare la fisionomia del prodotto finale. L’olio sabino, insieme ad altri laziali, ha una sua ben definita nicchia di mercato.
Birra della Sabina
Complice la diffusione, ormai davvero capillare, di Internet nelle case del mondo occidentale, si assiste negli ultimi anni alla crescita del numero di coloro che si dedicano all’homebrewing, termine con cui si designa la pratica dell’auto-produzione casalinga della birra. La pratica di questo passatempo favorisce la nascita di piccole realtà imprenditoriali in tutto il paese.
Le grandi differenze
Filiera corta: i birrifici artigianali si rivolgono ai produttori del luogo, di cui vogliono valorizzare i sapori e i prodotti tipici; stagionalità dei prodotti: alcune varietà di birra vengono aromatizzate con prodotti della terra che non sono raccolti tutto l’anno; scadenza breve: la birra artigianale non viene pastorizzata e filtrata, non presenta conservanti artificiali, ciò comporta la necessità di consumarla entro pochi mesi. Vendite a km 0: questo deriva dalle altre caratteristiche elencate. Dal momento che la birra artigianale non ha una lunga scadenza, priva di conservanti, stoccarne le bottiglie e le lattine per lungo tempo o trasportarle a lunga distanza sono operazioni incompatibili; limitate quantità di prodotto: con l’artigianalità e la cura manuale può essere immesso in commercio un numero limitato di ettolitri; i birrifici artigianali sabini conservano l’amore per la propria terra e la ricerca costante dell’innovazione. Queste nuove imprenditoriali che animano il tessuto economico sabino nascono da esperienze all’estero, soprattutto nel Nord Europa, dove la birra è parte integrante della cultura e degli usi della gente.
Francesco Fravolini