Fino al 16 ottobre 2022 una mostra fotografica al Museo di Roma in Trastevere racconta l’Italia che diventa moderna attraverso 124 scatti iconici realizzati da agenzie fotografiche.
by Bruno Cimino
L’esposizione è promossa e organizzata da Archivio Luce Cinecittà con Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con CSAC – Università degli Studi di Parma, Rai Teche e con il patrocinio del Comune di Parma. Servizi museali Zètema Progetto Cultura.
Curata da Enrico Menduni, tra i massimi esperti di mass media, la mostra è un viaggio per gli occhi, intenso e rivelatorio, dentro un quindicennio di storia nazionale, quello tra il 1960 e la metà dei Settanta, che ha segnato indelebilmente il volto e l’identità del paese. Un’epoca che con la sua energia, gli slanci, le contraddizioni, come in un big bang sociale e culturale, riverbera i suoi effetti fino alla nostra, e ci fa ancora chiamare quegli anni, con una parola eccessiva e insufficiente, gli anni del ‘boom’.
Protagonista e testimone della mostra è un genere ritenuto troppo a lungo di puro consumo, ma che oggi ci si presenta come una formidabile lente storica: la foto di agenzia.
Anni interessanti regala opere di alcuni grandi artisti del reportage: Caio Mario Garrubba, Berengo Gardin, Pino Settanni, Carlo Cisventi.
Le foto ci mostrano ad esempio di un ingorgo, anno 1964, con la sua fila di utilitarie incolonnate fino all’orizzonte e di uomini in camicia e bretelle accanto alle vetture. Una conversazione in Sicilia tra anziani, Alberto Sordi che si trova in un seggio alle elezioni comunali davanti a tre suore e un prete; Gianni Rivera e Sandro Mazzola, ritratti insieme, poco più che ragazzini. E poi dentro il Piper, e con Edoardo Vianello, Modugno e Renato Rascel, sotto i lampi dei flash di Sanremo.
Le immagini dei Sessanta sono cariche di balli, di movimento, di traffico, e di attesa.
Su tutte, una è di lancinante bellezza e predizione: Aldo Moro, da solo, sorpreso a scrivere su un banchetto. Alle sue spalle decine di sedie vuote. È il 1960. Ed è la copertina di quello che accadrà il decennio successivo.
C’è un florilegio di manichini, e di auto. Segni della reificazione e automazione crescente. Rita Pavone sul tetto di un’utilitaria e i Beatles sul tetto del Duomo sono i manifesti dell’esplosione della cultura pop e di massa.
I rottami sparsi dell’aereo di Enrico Mattei, e l’auto sfasciata di Fred Buscaglione, sono quel che resta di due uomini diversissimi, genialmente visionari, che vedevano l’Italia proiettata ‘oltre’.
Le immagini dell’alluvione di Firenze del 1966 ci riportano a quello che i giovani possono; quelle delle prime contestazioni studentesche a quello che i giovani non vogliono più.
Poi tre immagini in fila, dicono anche solo dal titolo quello che non sarà più uguale. ‘Funerali delle vittime dell’attentato di Piazza Fontana, 15 dicembre 1969’. ‘Reggio Calabria 1970’. ‘Ricostruzione morte Giuseppe Pinelli nella questura di Milano, 1972’.
Dal 24 maggio all’11 ottobre una retrospettiva cinematografica accompagnerà l’esposizione con proiezioni di film.