Leonardo da Vinci continua a stupire e a circondarsi di mistero.
Recente è la scoperta di un “tesoro” custodito nella Camera dei Deputati, una “Gioconda” della scuola di Leonardo, sulla quale si riconosce la mano del “Genio”.
Per anni data per dispersa, quest’opera, invece, era, all’insaputa di tutti, appesa sopra il termosifone della stanza di uno dei questori di Montecitorio. Era ritenuta “solo” una delle tante copie posticce del capolavoro del Louvre di Parigi.
Dopo il restauro della “Gioconda” dell’ex collezione Torlonia, si è scoperto che i due dipinti hanno più o meno la stessa datazione e le medesime correzioni nel disegno (che solo l’autore poteva conoscere), se non la stessa mano.
Ad alimentare il “giallo” legato a questo quadro hanno contribuito anche alcuni documenti storici che sostengono che Leonardo da Vinci possa aver dipinto almeno due “Gioconde” (benché, allo stato attuale, non ci sono evidenze per confermare questa teoria).
Certo è che, anche altri pittori, coadiuvati dai propri allievi, solevano dipingere più versioni di uno stesso soggetto, anche nella fase esecutiva vera e propria, per dare la possibilità al committente di scegliere la copia di suo maggior gradimento.
Quale può essere, quindi, il valore di questo quadro riscoperto?
A “fissare” un prezzo indicativo per la “Gioconda” di Montecitorio è stato il senatore Stefano Candiani, che sostiene: “se si considera che alcune versioni del Settecento della Gioconda, ovviamente delle copie, sono vendute all’asta sopra il milione di euro, secondo me quella della Camera vale almeno qualche decina di milioni di euro”.
Le ricerche continueranno, il giallo magari si infittirà ancora di più, come nel caso del tesoro del Louvre, ma già il solo fascino ha rivestito il quadro di valore.
Marino Ceci