Nella storia geologica della terra, il tempo della vita umana è solo un battito di ciglia. Per questo motivo è straordinario scoprire attraverso tracce e indizi nel sottosuolo i suoi cambiamenti nei millenni. Un esempio c’è fornito da quei ricercatori che hanno scoperto che il Mediterraneo, in passato, è arrivato a prosciugarsi completamente, trasformandosi così, in una sconfinata distesa salata. Questo fu causato da una serie di fattori che portarono lo stretto di Gibilterra a chiudersi, impedendo alle acque dell’Oceano Atlantico di fluire nel Mediterraneo. Il risultato fu che il Mare Nostrum arrivò a prosciugarsi e di esso sopravvissero solo pochi ridotti bacini di acqua ipersalati.
Questo isolamento dell’area mediterranea finì grazie all’alluvione Zancleana che riaprì lo stretto e portò alla ricomparsa del mare, 5,3 milioni di anni fa. Dunque, 5-6 milioni di anni fa, il Mare Nostrum era molto diverso da come appare oggi. Vi erano solo pochi bacini interessati dall’acqua e la maggior parte dei suoi fondali erano in superfice ed apparivano come una ampia distesa salata. Questa fase viene chiamata dai geologi “crisi di salinità del Messiniano” (in relazione al periodo geologico di riferimento) ed ebbe una durata di circa 270.000 anni.
Per lungo tempo, i ricercatori si sono interrogati riguardo l’origine di questo fenomeno, presentando varie ipotesi, ma pare che ormai siano giunti ad una conclusione unanime: nell’individuare una serie di fenomeni concomitanti come cause combinate del prosciugamento del Mediterraneo. Tra queste citiamo: il movimento delle placche africane ed euroasiatiche, che con i loro spostamenti avrebbero favorito la chiusura dello stretto di Gibilterra e una glaciazione, che portò all’abbassamento del livello degli oceani facendo sì che Atlantico e Mediterraneo non fossero più “a contatto”.
Glenda Oddi