Simone, detto Pietro, era nato a Cafarnao in Galilea, sposato, si guadagnava da vivere insieme al fratello Andrea, facendo il pescatore. È stato il primo Papa della chiesa cattolica, ma anche vescovo di Antiochia. Morì a Roma, crocifisso a testa in giù, durante le persecuzioni di Nerone, tra il 64 e il 67 dopo Cristo, dopo aver sofferto la prigione insieme a San Paolo, nel carcere Mamertino costruito dal re Anco Marzio. La Sua tomba è ubicata nelle Grotte Vaticane, in corrispondenza dell’altare della Basilica che porta il nome del santo.
San Pietro è il protettore dei Papi e dei pescatori.
San Paolo (Saulo) era nato a Tarso, capitale della provincia romana della Cilicia, tra il 5° e il 1° secolo dopo Cristo.
È passato alla storia per essere stato un feroce legionario, persecutore dei cristiani, sino a quando, in viaggio verso Damasco, per arrestare e deportare uomini, donne e bambini di fede cristiana (come si legge negli Atti degli Apostoli), venne “folgorato” da una voce che lo ammoniva per i crimini che stava commettendo.
Si convertì e divenne la linea guida della dottrina cristiana, per i cui contenuti spesso discuteva, anche fortemente, con San Pietro.
Morì decapitato, in una zona conosciuta col nome di Aquas Salvias, sulla via Laurentina, oggi chiamata Tre Fontane, perché le singole sorgenti sono: fredda, calda e tiepida.
Il suo corpo è custodito sotto l’altare maggiore della basilica di San Paolo fuori le mura Aureliane, mentre il suo capo si venera nella basilica di San Giovanni in Laterano.
Il 29 giugno, in molte città si festeggiano i santi Pietro e Paolo e le tradizioni popolari, differenti tra loro, spesso oltrepassano i contenuti religiosi.
Nel sud Italia, si dice che in questo giorno ci sarà un morto precipitato in un burrone, un altro ammazzato, un terzo annegato in mare.
Un detto popolare piuttosto ingenuo per la facile profezia, però, il terzo riferimento, quello all’annegamento in mare, troverebbe riscontro in una curiosa leggenda popolare, in quel di Lessinia, nel Veneto, dove la leggenda tramanda che, questo è l’unico giorno in cui la madre di San Pietro può vedere suo figlio.
Secondo la tradizione, questa donna, essendo stata molto cattiva in vita, si trova all’inferno e in quella comunità montana, si usa dire “ven fora la vecia”, ossia, “viene fuori la vecchia”, portatrice di brutto tempo, tanto che i pescatori non escono in barca, per non rischiare di morire annegati.
Forse più affascinante, è una tradizione popolare rurale, legata alla “barca di S. Pietro” e diffusa in tutto il Nord Italia, che è rivelatrice di buono o cattivo augurio.
Durante la notte che precede la festività, si versa in un vaso di vetro, una caraffa o una bottiglia trasparente dell’acqua fredda, poi si aggiunge l’albume di un uovo. Si porta il contenitore sul balcone o in giardino e lì lo si lascia per tutta la notte. La rugiada del mattino contribuirà a formare dei filamenti bianchi che sembrano le vele di una barca: se appariranno dispiegate sarà una giornata di sole, se chiuse si avrà brutto tempo.
Nella provincia di Bergamo, se si forma una barca con la vela, significa che la sposa di quella casa avrà un figlio maschio, se invece c’è una zitella, questa troverà presto un marito.
A Roma, questo è il giorno della festa patronale: si partecipa alla messa solenne nella Basilica del Vaticano; parchi e ristoranti si riempiono di gente; si aspettano i fuochi d’artificio.
Da non perdere, la “girandola di Castel Sant’Angelo”: spettacolare gioco pirotecnico risalente al medioevo.
Bruno Cimino