Piazza di Spagna viene scelta come centro di diffusione delle prime guide turistiche, divenendo l’anticamera della Roma archeologica, il luogo nel quale gli stranieri si incontravano prima di iniziare la visita alle rovine. Verso la piazza gravitava da sempre tutta la vita artistica di via del Babuino, via Sistina e via Gregoriana.
La cultura è parte integrante di Roma coinvolgendo turisti e romani che vivono la città. La storia è ambientata nei numerosi luoghi dove un tempo si riunivano gli intellettuali. È bene ricordare che nel Settecento nasce un nuovo interesse per l’archeologia che prende piede in tutta Europa; negli ambienti frequentati dagli intellettuali circolavano le prime vedute dei ruderi capitolini, mentre la curiosità suscitata da queste immagini si trasforma nella giusta spinta culturale verso la moda del gran tour. Il forte interesse per la cultura si trasforma nel grande viaggio attraverso l’Europa, del quale tutti gli intellettuali europei consideravano Roma come la tappa fondamentale della loro formazione culturale.
Il luogo del gran tour
Piazza di Spagna viene scelta come centro di diffusione delle prime guide turistiche, divenendo l’anticamera della Roma archeologica, il luogo nel quale gli stranieri si incontravano prima di iniziare la visita alle rovine. Verso la piazza gravitava da sempre tutta la vita artistica di via del Babuino, via Sistina e via Gregoriana. I ricchi, raffinati turisti, avevano modo di acquistare direttamente quadri e vedute; quelle stesse opere che avrebbero formato, in un secondo momento, preziose collezioni private. Si davano convegno i nomi più celebri della cultura europea; erano i protagonisti indiscussi di quel tempo storico, ricco di cultura, che ha vissuto la capitale. C’erano tutti: Rubens, Velasquez, Tennyson, Poussin, Stendhal, Berlioz, Debussy, Wagner.
La fontana della Barcaccia
Quando passeggiamo su via del Babuino arriviamo a piazza di Spagna, dove è presente la chiara impronta di Bernini: la fontana della Barcaccia. È un’affascinante opera storica, nata da una geniale soluzione di Pietro Bernini, alla quale collaborò anche il figlio Gian Lorenzo. La fontana è stata eseguita nel 1629 su commissione di papa Urbano VIII Barberini (le api barberiniane sciamano sulla fontana) e ricorda un evento storico legato alla terribile inondazione tiberina avvenuta il 1598. Un barcone fu lasciato in secco dalle acque che si ritiravano proprio in quel punto; la fontana, di conseguenza, fu modellata secondo un basso barcone: si tratta di una tipica chiatta tiberina che affonda lentamente. Fu costruita in questo modo, così da poter sfruttare plasticamente la bassa pressione dell’acqua proveniente dall’acquedotto Vergine da cui la fontana è rifornita ancora oggi.
Francesco Fravolini