I pinguini sono un gruppo di uccelli tipici dell’emisfero australe: fanno parte dell’Ordine degli Sphenisciformes che comprende una sola Famiglia, Spheniscidae, a cui appartengono 18 specie. Sebbene siano considerati animali legati al continente antartico, molte specie vivono altrove, in Oceania, Africa e fino alle Galapagos, in Sud America. Sono tutti inetti al volo ed evoluti per nuotare alla perfezione.
Il Pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri) è la specie più grande della Famiglia e vive in Antartide. Recentemente è stato pubblicato un nuovo studio sulle colonie di questa specie e le strategie sviluppate per non disperdere il calore. I maschi di questa specie nel periodo riproduttivo, formano enormi assembramenti di centinaia di individui: ognuno di loro porta in una sacca sopra le zampe un uovo in incubazione mentre le femmine dopo la deposizione si danno alla pesca. Gli assembramenti sono indispensabili per mantenere la temperatura sotto gli sferzanti venti gelidi del Polo Sud. Come hanno scoperto i ricercatori dell’Università della California a Merced, capitanati da François Blanchette, gli assembramenti dei pinguini sono “un caos organizzato” in grado di trasformarsi in un raggruppamento regolare, finalizzato a distribuire equamente il calore tra i vari individui. I pinguini all’interno del gruppo sono a una temperatura di circa 38° mentre quelli esterni subiscono le gelide sferzate dei venti antartici. Gli individui esterni quindi si spostano sottovento per scaldarsi, lasciando esposti quelli successivi. Col tempo così tutto il gruppo si sposta andando a formare sempre una struttura geometricamente regolare simile a un ovale.
Secondo Daniel Zitterbart, della Woods Hole Oceanographic Institution, potrebbe esistere una relazione tra la quantità di grasso corporeo degli individui e le temperature a cui il gruppo comincia ad aggregarsi: se l’ipotesi fosse confermata si potrebbe studiare lo stato di salute di intere colonie di Pinguino imperatore in base alla temperatura ambientale a cui iniziano a formare questi assembramenti.
Daniele Capello