Nell’antica società egiziana i gioielli erano neutri rispetto al genere di chi li indossava, pertanto sia gli uomini che le donne di tutte le classi possedevano e indossavano gioielli, dagli orecchini d’oro ai braccialetti in vetro o in ceramica agli anelli in faienice o collane con il colletto largo.
I materiali dei gioielli variavano in base allo stato sociale e monetario dell’individuo e allora come ora erano una indicazione dello stato sociale di chi li indossava.
I collari ad esempio erano tradizionalmente offerti come regalo dal Faraone ad alti funzionari di sesso maschile come segno di favore.
I primi esempi di oreficeria egizia si hanno intorno al 3000 a.C. ed avevano come scopo finale quello di proteggere il portatore dalle forze del male, essendo un popolo fortemente legato alla religione questa spiritualità si riversava anche sui monili indossati nelle diverse occasioni.
Ogni gioiello assume la forma di vere divinità egizie, o di figure simboliche ed anche l’oro è considerato segno del divino.
Oltre all’oro erano presenti anche diverse pietre preziose, lapislazzuli, turchesi, corniola, malachite, quarzo, ossidiana, serpentino e diaspro sanguigno; tali pietre erano tagliate in grani o intarsiate mentre l’oro era principalmente lavorato a sbalzo o a intarsio.
I manufatti a volte rappresentavano per lo più figure zoomorfe o naturali e anche i colori richiamavano concetti cari agli egizi: blu cielo, verde rinascita, rosso vita.
Benedetta Giovannetti