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20 anni dell’Iss: il ruolo degli astronauti italiani

Sono vent’anni da quando il primo equipaggio di astronauti ha raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale, l’ISS, e da allora c’è sempre stato qualcuno, lì nello spazio. Un laboratorio spaziale costruito, pezzo dopo pezzo, modulo dopo modulo, dal 1998 al 2011, fino a quando lo space shuttle ha chiuso la sua carriera di mezzo di trasporto spaziale.

Ce ne dimentichiamo, ma si tratta dell’opera ingegneristica umana più ardita dai tempi delle piramidi. L’ISS è un ambiente abitabile, un laboratorio completo, ma nello spazio. La generazione dei nostri genitori, da ragazzini, avrebbe pensato a questa cosa come fantascienza, mentre quella dei nostri nonni non sarebbe mai arrivata a pensare a qualcosa del genere.

Un’enorme salto in avanti che deve anche molto all’Italia: Oltre il 40% dei moduli (tra i quali spicca, La Cupola, che permettono all’ISS di affacciarsi sulla Terra) della parte occidentale dell’ISS, infatti, sono stati costruiti dalla Thales Alenia Space a Torino. Un accordo nato grazia al memorandum del 1997 tra l’Agenzia Spaciale Italiana e la Nasa e che ha permesso all’Italia, unico tra i Paesi europei, ad avere un doppio accesso allo sfruttamento del laboratorio orbitale e di poter avere più voli per i propri astronauti.

Un rapporto, quello tra l’Italia e la Nasa, che si è mantenuto negli anni ad un livello tale che l’Italia è l’unico Paese Europeo ad essere di nuovo in gioco per la futura stazione spaziale in orbita intorno alla Luna, il programma Artemis.

Ma questo è solo un piccolo accenno ai contributi che l’Italia ha dato all’ISS e, speriamo, anche un glorioso passato che il nostro Paese intenderà riscoprire e coltivare ancora.

Domenico Attianese

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