di Alberto Piastrellini
Un crogiuolo di popoli, vicende e forze naturali che hanno plasmato la Storia e un territorio unico per la concentrazione di opere d’arte e dell’ingegno
Da più di 2.500 anni al centro dell’attenzione del mondo, grazie alla presenza della città Caput Mundi di Roma, il territorio del Lazio è indissolubilmente legato, nel bene e nel male, al suo celebrato capoluogo che, direttamente o indirettamente ne ha caratterizzato l’evoluzione sociale, urbanistica e paesaggistica, il carattere e le peculiarità finendo per esserne (a volte), l’ingombrante “biglietto da visita” nonché “porta d’accesso”.
Eppure il Lazio (seconda regione d’Italia per numero di popolazione e nona in classifica se si considera l’estensione) ha in sé molte più attrattive di quelle che, distrattamente, i turisti frettolosi scorgono nelle guide.
A partire dal patrimonio urbanistico, quasi ovunque, è oltremodo difficile disgiungere qui le emergenze storiche archeologiche (spesso antichissime) dalle aggiunte e sostituzioni architettoniche successive che rappresentano un esempio unico al mondo di stratificazione culturale che abbraccia oltre due millenni.
Senza contare le innumerevoli impronte lasciate nel corso dei secoli dai diversi poteri politici rappresentati dal tessuto delle potenti famiglie patrizie e feudali nel gioco continuo di conflitti e alleanze per la conquista strategica delle posizioni dominanti all’interno del regno pontificio e del suo complesso organigramma.
Il Lazio, terra di conquista tanto dall’interno, quanto dall’esterno, mostra orgoglioso medaglie e ferite conquistate sulla sua pelle.
Una terra nata dal fuoco
Una pelle lacerata sin dalla sua genesi, irrequieta, vulcanica, le cui forze infere hanno innalzato dal cuore della terra i rilievi dei Monti Volsini, dei Monti Cimini e dei Monti Sabatini nel nord ovest della regione e dei Colli Albani, più a sud (questi ultimi vestigia di una enorme caldera del quiescente e ai più sconosciuto Vulcano laziale). Rilievi dolci e boscosi, fertilissimi e benedetti dalle acque dei tanti laghi (Albano, Nemi, Vico, Bracciano, Bolsena…) che, una natura benigna ha posto quasi a bilanciare la potenza distruttiva del vecchio fuoco della terra.
A est i contrafforti degli Appennini, coi Monti della Laga e tutto il sistema di rilievi frutto dell’ attività tettonica che ha innalzato la penisola dal fondo del Mediterraneo, racchiudono il Lazio e ne guidano i confini sino alla Campania racchiudendo, tra i monti e il Tirreno, fertili pianure addomesticate in tempi recenti dalla mano dell’uomo.
La ricchezza del paesaggio e degli habitat
Una genesi tanto turbolenta ha impreziosito il territorio di una notevole varietà di ambienti naturali, dalle pianure costiere, agli ambienti dunali; dalle forre appenniniche, agli ambienti lacustri e fluviali, sino al consueto paesaggio collinare proprio del centro Italia.
Molti, fra questi paesaggi e habitat, sono custoditi dal complesso sistema di protezione ambientale che, in Lazio, comprende 3Parchi Nazionali (Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Parco nazionale del Circeo e Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga), 15 Parchi Regionali, 10 Riserve naturali statali, 29 Riserve naturali regionali, 2 Aree Marine Protette, 25 Aree Protette e 5 Zone umide (senza contare gli innumerevoli Siti di Interesse Comunitari dislocati nelle varie Province e le Zone di Protezione Speciale).
Un ottimo spunto di partenza per andare alla scoperta del territorio da sentieri meno battuti, magari riscoprendo le opportunità, di per se antiche, ma attualissime, dei tanti Cammini storici che attraversano l’Europa per confluire verso il vecchio “centro del mondo”.
Arte e cultura
Imprescindibile l’approccio culturale a partire dall’incalcolabile patrimonio storico e artistico, il Lazio vanta ben 8 Siti UNESCO – Patrimonio dell’Umanità: l’interno della Basilica di San Giovanni in Laterano (Roma); la Basilica di San Paolo fuori le mura (Roma); il Centro storico di Roma e le proprietà extraterritoriali della Santa Sede nella città; il complesso archeologico di Villa Adriana a Tivoli; il capolavoro del rinascimento manierista del complesso di Villa d’Este, sempre a Tivoli; le Necropoli etrusche di Cerveteri e Tarquinia; la Faggeta vetusta depressa di Monte Raschio e la Faggeta di Monte Cimino.
Senza contare la fitta rete museale intessuta su tutto il territorio nonché la concentrazione unica di opere d’arte della storia dell’umanità presenti a Roma tra Chiese, Palazzi e Musei, un viaggio da capogiro tra le vette di Michelangelo, Raffaello, Caravaggio, Borromini, Bernini, Canova (solo per citarne alcuni) e che abbraccia tutta la produzione artistica dell’Occidente nelle diverse discipline, dall’arte romana a quella precristiana, dal Medioevo al Rinascimento, dal Barocco al Classicismo, dall’Ottocento al “secolo breve” sino alle avanguardie del secondo ‘900 e ai fermenti artistici contemporanei.
Un’esperienza di fruizione unica dove l’opera d’arte è tanto nel contenuto quanto nel “contenitore” stesso grazie alla dovizia di edifici, dimore, palazzi, ville e giardini e all’unicità rappresentata dai loro ricchi apparati decorativi.
L’arte del vivere e il vivere dell’arte
Incredibile attrattore di maestranze dalle regioni vicine grazie alle innumerevoli opportunità offerte dalle varie commissioni d’opera da parte della Chiesa e delle famiglie patrizie nei tempi passati, il Lazio da sempre vanta una diffusa sapienza artigiana tanto nelle cosiddette “Arti maggiori”, quanto nelle diverse, ma non per questo meno gloriose, arti applicate.
Ogni borgo (sono 23 quelli “Più Belli d’Italia” che rientrano nel territorio regionale), Castello, Paese, al di là delle evidenze delle più grandi città, rappresenta un piccolo microcosmo di eccellenze locali tutte da scoprire; non solo all’interno di chiese e musei, ma anche a tavola, perché la cucina laziale è un goloso caleidoscopio di sapori ed essenze distillate dalla conoscenza e dall’integrazione delle diverse genti e culture che qui si sono insediate e sviluppate, a partire dai territori confinanti: Umbria, Toscana, Abruzzo, Molise, Campania, ma anche Marche.
Sapori decisi, di terra, che mescolano la tradizione agricola a quella pastorale (qui particolarmente diffusa accanto alla derivante attività casearia) in un tripudio di piatti popolari e caserecci, alcuni dei quali sono divenuti patrimonio della cucina nazionale (l’amatriciana, la carbonara, i carciofi alla giudìa, i saltimbocca alla romana, la porchetta…), ma senza dimenticare l’apporto del mare, soprattutto presso le città costiere e nelle isole (Gavi, Zannone, Palmarola, Ventotene, Santo Stefano e Ponza).
Il tutto, naturalmente, impreziosito dai vini gentili di questa terra generosa: 3DOCG, 28 DOC, 6 IGT, con cui, in una sorta di brindisi virtuale ci congediamo per augurarvi una buona lettura delle prossime pagine…