Una scoperta di notevole valore è stata fatta nel profondo sud dello stivale. Più precisamente, a Cosenza, in Calabria, nei pressi del ponte di Calatrava in via Popilia. Durante gli scavi per conto di Enel, gli addetti si sono imbattuti in veri e propri tesori: sono venute alla luce sei tombe “alla cappuccina”, risalenti presumibilmente all’epoca romana, impreziosite da oggetti che completano i corredi funerari, ampolle, prontamente recuperati e inviati ai laboratori della Soprintendenza.
Prossimo passo sono gli studi preliminari sui vari materiali recuperati, al fine di stabilire l’esatto periodo storico cui risalgono.
Resta dunque da chiarire cosa sia una tomba “alla cappuccina”. Le tombe “alla cappuccina” sono delle inumazioni etrusco-romane, in uso soprattutto in epoca imperiale e destinate per lo più alle classi meno agiate. Il defunto non veniva cremato ma avvolto in un sudario e adagiato in una fossa scavata sotto il piano del terreno, deposto direttamente sulla terra o su delle lastre di terracotta o sopra un tavolato ligneo. La tomba veniva poi chiusa nella parte superiore con coppi ed embrici e interrata. Il corredo era per la maggior parte dei casi minimo.
Questo tipo di sepoltura viene detto alla cappuccina perché, se guardato in sezione frontale, ha la forma di un triangolo come il cappuccio dei frati cappuccini.
A tal proposito, la Soprintendente di Cosenza, Paola Aurino, come riportato dai giornali locali si è detta “felicemente sorpresa e soddisfatta per la scoperta”. Si tratta, infatti, di un’importante testimonianza storica della presenza romana sul territorio cosentino.
Una zona ricca di testimonianze che potrebbero gettare una nuova luce alla storia di questa zona del nostro Paese. Non resta che attendere i diversi approfondimenti per avere maggiori informazioni sul passato di questa regione dal ricchissimo passato del Sud Italia.