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Sarebbe da imbecilli non chiudere i Wet Market

Quando vediamo che c’è la persona sbagliata al posto che non gli compete è un disastro! Lo constatiamo in Italia dove troviamo persone che occupano oggi un ruolo domani un altro, come fossero laureati in tuttologia, e i danni sono visibili a tutti.
Peter Ben Embarek, esperto per la sicurezza alimentare e le malattie animali dell’OMS – l’Organizzazione Mondiale della Sanità – ha dichiarato che “i wet market non andrebbero chiusi quanto piuttosto regolamentati”. E ha proseguito affermando che “Il mercato di Wuhan ha avuto un ruolo nella diffusione del COVID-19, questo è chiaro. Ma quale ruolo non lo sappiamo“.
Ad alzare la voce è innanzitutto l’autorevole neo Direttore Esecutivo di Animal Equality Alice Trombetta, che ritiene inammissibile questa presa di posizione, in contrasto, d’altronde, con quanto affermato da numerosi studiosi di fama internazionale e con quanto sostenuto da organizzazioni che lavorano per la protezione degli animali che, in più occasioni hanno filmato che cosa avviene in questi luoghi.

Ricordiamo ai nostri lettori che Animal Equality Italia ha promosso una campagna internazionale per chiedere all’ONU di vietare per sempre qualunque wet market esistente al mondo, ossia quei mercati all’aperto in cui si vendono animali vivi che vengono macellati sul posto e venduti come ‘carne fresca’.
Oltre al problema etico, questi mercati sono dei pericolosi serbatoi di malattie zoonotiche – che si trasmettono dall’animale all’uomo – come il virus della SARS, un altro tipo di Coronavirus che passò dal pipistrello allo zibetto proprio in un wet market in Cina.
L’affermazione di P.B Embarek, dunque, che i Wet Market non vadano chiusi solo perché non ci siano prove schiaccianti del fatto che il COVID-19 si sia originato da qui, è una posizione illogica, anti-scientifica e del tutto irresponsabile verso miliardi di persone.

La comunità scientifica e l’opinione di molti biologi e scienziati, oltre ad aver indicato  Wuhan, in Cina, come possibile primo focolaio di diffusione del COVID-19, ovvero come il luogo dove il virus può essere passato dal pipistrello all’uomo, converge sul fatto che i wet market presenti in Asia, ma anche in Africa e in molti altri Paesi del mondo sono una minaccia alla salute pubblica. In questi mercati vengono rinchiusi, stipati, stressati e immunodepressi al punto di espellere qualsiasi agente patogeno, animali di specie molto diverse tra loro, anche selvatiche. Questo miscuglio di atroce convivenza, tra specie diverse e uomo, le macellazioni eseguite sul posto con costante presenza di sangue e fluidi di questi animali offre ai virus la possibilità di saltare da una specie all’altra fino ad arrivare all’uomo.
Eppure, nonostante l’evidente pericolosità di questi mercati per la salute pubblica, l’OMS per bocca  di P. V. Embrak  ci lascia basiti.

Bruno Cimino

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