di
Marino Ceci
Nelle marche è radicata una antica arte: quella degli scalpellini. Sant’Ippolito è riconosciuto fin dal XIV secolo come il “Paese degli Scalpellini”, in virtù del talento artistico e dell’abilità artigianale dei suoi lavoratori di pietra arenaria.
Il paese è un museo a cielo aperto che lungo le vie, sulle facciate delle case, nelle chiese offre la magia delle opere in pietra create dai suoi scalpellini.
Essi trovavano la loro materia prima nelle cave d’arenaria, già note in epoca romana. Da qui ricavavano la pietra lavorata dai noti marmisti e scalpellini di S. Ippolito.
Tali cave di pietra arenaria di un bel colore giallo e azzurro hanno reso possibile la nascita di una ricca produzione sia per interni che per esterni, favorendo così la nascita di una fitta rete di botteghe artigiane altamente qualificate.
Il paese, sin dall’epoca romana, fece parte dell’importante Forum Sempornii.
Il primo scalpellino noto ai manuali, è tal Antonetto da S. Ippolito, lapicida, che era attivo già nel 1300 presso il palazzo dei papi di Avignone. Parallelamente, l’arte degli scalpellini cresce e si nutre di numerose esperienze in tutto il territorio circostante, avendo in loco una fonte che richiamava manovalanze da ogni luogo, scultori veneti e toscani attratti dalle ricche cave del luogo.
Nella zona si possono apprezzare il frutto di una raffinata manodopera.
Federico da Montefeltro per abbellire numerosissime chiese, conventi ed edifici in tutto il ducato, chiama maestranze comacine e lombarde affiancate dagli artigiani metaurensi. Francesco Di Giacomo e Barlo Gasparis lavorano alla rocca ubaldinesca di Sassocorvaro nel 1428, Eligio da S. Ippolito scolpisce le colonne del Palazzo del Podestà di Sassoferrato.
A questo periodo storicamente si fa risalire l’inizio delle dinastie di scalpellini che operano attivamente in zona sino agli albori del 1900. Tra queste, la famiglia Elisi, la famiglia Trappola, quest’ultima vera protagonista dell’attività scultorea nel territorio, eseguono le sculture della cappella ducale di S.Francesco in Urbino, e gli intagli della sontuosa cappella voluta da Francesco Maria II in Loreto. Il lavoro di questi artisti continua ed acquista importanza per tutto il 1600 e 1700, al punto che ancora oggi quasi ogni casa ha una sua Madonna in arenaria.
In ragione dell’importante della rilevante presenza di questa arte in zona, è stato fondato il “Museo del territorio arte degli scalpellini”, un museo diffuso, che guarda al recupero, conoscenza e valorizzazione di un’antica tradizione.
Il museo è costituito da un centro di documentazione, che attualmente si trova in una sede provvisoria, in seguito al sisma del 1997 che ha procurato danni all’originario edificio destinato a tal uso. Esso è organizzato in tre sezioni: raccolta di antichi attrezzi e materiali tipici per la lavorazione della pietra, una documentazione fotografica sulle opere scultoree realizzate in corsi professionali organizzati dalla locale pro-loco.
Per far rivivere l’esperienza di cotanta abilità, a luglio si tiene l’evento “Scolpire in piazza, Simposio di scultura su pietra arenaria”, nel corso del quale numerosi scultori realizzano opere in pietra arenaria, ideate espressamente per progetti di riqualificazione urbana ed ambientale nei piccoli Comuni e nelle aree naturalistiche della Regione Marche.