Dal libro-documento “La privacy degli ultimi” di Eduardo Meligrana e Guido Scorza, (Rubettino editore), il grido di allarme sulla mancata attuazione delle norme che dovrebbero garantire il diritto alla vita privata del cittadino.
by Bruno Cimino
Forse il maggiore indiziato colpevole delle mancate garanzie sulla vita privata dei cittadini, quelli più deboli, è l’informazione, ossia il dibattito in tutte le sedi istituzionali che hanno il dovere di vigilare sulla mancata applicazione dell’art.13 della Costituzione dove leggiamo che “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’Autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”.
Il giornalista Eduardo Meligrana e l’avvocato nonché componente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali Guido Scorza, sono andati oltre la Costituzione e hanno fortemente fatto emergere nel loro libro “La privacy degli Ultimi”, l’insensibilità che dilaga e infierisce su chi non può difendersi quando la propria libertà viene negata.
L’incipit che introduce la pubblicazione ricorda un passo del Vangelo secondo Matteo (20.1 -16) che ben si incasella nella denuncia di Meligrana-Scorza. Ma il concetto, o la morale, che gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi, dopo duemila anni non è stato ancora recepito, e se non ha trovato attuazione è perché probabilmente diretto ai poveri in spirito, ossia quelli che, secondo papa Bergoglio, «sono coloro che sono e si sentono poveri, mendicanti, nell’intimo del loro essere». E allora avrà valore nell’altra vita dopo la morte. Oggi, sulla terra, possiamo operare tenendo presente e difendendo un altro concetto: “non mi camminare davanti né di dietro, camminiamo insieme”.
Nove capitoli di questo scritto colpiscono il lettore con testimonianze che non lasciano nulla al caso o alla fantasia, processano ogni abuso perpetrato che rimane impunito e diventano un j’accuse che travolge tutta l’indifferenza insita nella comunità civile.
Il tema dell’insostenibile violazione della privacy, come scrive nella prefazione Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, è davvero scottante considerando che “in una società imperfetta come quella in cui viviamo, nella quale l’eguaglianza resta un’ambizione più che una condizione di vita, la privacy è spesso l’ultimo baluardo di libertà, l’ultima difesa prima di essere discriminati per come si è, un diritto strumento per l’esercizio di altri diritti e libertà”.
Questa società è impostata in modo tale che siano senza privacy, ossia vulnerabili i deboli, non certo quelli che “non sa chi sono io” perché coperti da immunità e inaccessibilità particolari.
E allora le categorie maggiormente penalizzate sono i detenuti, i bambini, i disabili visivi, LGBT+ le vittime di pornografia non consensuale, i migranti, i rifugiati, le minoranze etniche, i pazienti e i malati, i lavoratori, i poveri e i senzatetto.
È su questi che si attua il controllo totale per mantenere il potere assoluto e discriminante. Eppure per ognuna di queste categorie, oltre all’art.13 della costituzione, esistono normative dirette, ma ignorate, violate, dimenticate.
Se non si comprende che la vita privata di una persona è un sacrosanto diritto sociale, non avremo mai né percezione né consapevolezza del valore di una vita.
Tuttavia, non essendo la privacy una certezza in essere, né più né meno come “la legge è uguale per tutti”, poiché nella sua applicazione non sempre trova l’accoglimento auspicato da chi ha subito il danno, la speranza che questo diritto non rimanga una chimera, è deposta all’attenzione dei nostri seicento delegati alle Camere, non fosse altro perché sono loro che decidono sul cittadino.
A loro questo libro sarebbe molto utile, sempreché ne siano interessati.