Lo scorso secolo la formulazione di una innovativa e brillante teoria ha fornito importanti spiegazioni sulla modalità con cui ognuno di noi concepisce se stesso e stabilisce rapporti interpersonali.
Lo studioso inglese John Bowlby (1907-1990) nel 1969 pubblicò il primo volume della trilogia “Attaccamento e perdita”, frutto di studi compiuti su bambini orfani a causa della seconda guerra mondiale e di osservazioni sul comportamento di cuccioli di macaco nel loro rapporto con la figura materna. All’interno di essa si presenta la formulazione di una teoria considerata fondamentale nello studio dello sviluppo affettivo- relazionale dell’uomo, detta “teoria dell’attaccamento”. Secondo questa, ogni bambino è dominato dall’istinto di sopravvivenza, cosa che lo porta in primo luogo a soddisfare il desiderio di sentirsi sicuro, riconoscendo nella figura di un adulto il suo caregiver (un soggetto accudente con cui il bambino ha un rapporto privilegiato). Il caregiver, dunque, coincide con la persona che, in particolar modo, si prende cura del bambino non solo a livello fisico, ma anche affettivo, dandogli le attenzioni e il calore di cui ha bisogno. Il senso di sicurezza dato dal caregiver permette al bambino di attivare altri processi utili per il suo sviluppo, come quello del comportamento di esplorazione, volto a fargli conoscere l’ambiente circostante con la consapevolezza che, se qualcosa andasse storto o si fosse in pericolo, ci sarebbe la “base sicura”, rappresentata dall’adulto, a cui poter tornare.
Parliamo di “attaccamento sicuro” quando il rapporto tra piccolo e caregiver è costante e pieno, questo garantisce un corretto sviluppo del bambino, senza insorgenza di disturbi o difficoltà. Nel caso in cui, invece, l’accudimento è stato discontinuo, o comunque lacunoso, si genera un attaccamento insicuro che porta ad una scarsa strutturazione dell’autostima del soggetto, dovuta all’interiorizzazione inconscia della convinzione che le mancanze del caregiver siano causate dal fatto che non si è meritevoli di cura. Ne risulta uno sviluppo disfunzionale accompagnato da disturbi che persistono anche durante l’età adulta.
L’importanza della definizione di un legame di attaccamento sicuro nella storia della vita di ogni bambino appare ancora più importante se si tiene conto che il rapporto che si definisce tra questo e l’adulto accudente è matrice su cui si sviluppa qualsiasi forma di relazione interpersonale che il soggetto avrà nel corso della sua vita e, soprattutto, tenderà da questo ad essere riattuato, in maniere del tutto inconscia, con un bambino, quando lui stesso sarà un caregiver.
Glenda Oddi