Il vero nome di Isa Bluette era Teresa Ferrero, nacque a Torino e diventò manager teatrale
“Alla sala Umberto, la Compagnia Maresca, con Isa Bluette e Totò, passa di successo in successo (…) Isa Bluette è stata accolta con grandi acclamazioni, e il suo ritorno tra noi ha richiamato a teatro moltissimi suoi ammiratori, che hanno festeggiato la deliziosa soubrette”. Queste sono alcune righe apparse sul giornale “Cafè Chantant” nel febbraio 1928, per descrivere la bravura ed il carisma di questa straordinaria donna dello spettacolo, accanto ad un quasi debuttante Totò.
Erminio Macario, in un’intervista degli anni sessanta, affermava che lavorare con questa soubrette per lui fu il coronamneto di un sogno, “un po’ come lo scalatore che raggiunge la vetta dell’Everest”.
Nella prima metà del ‘900 è stata una delle donne più apprezzate e desiderate d’Italia: “Bluette, con la tua silhouette, non c’è uomo che resista (…)”, era il ritornello di una canzone degli anni trenta.
Non è un’esagerazione affermare che la Bluette era la Regina indiscussa della “Rivista”, ovvero quel tipo di spettacolo, ai tempi molto coreografico e moderno, dove si alternavano scenette comiche, canzoni e balletti.
Il suo vero nome era Teresa Ferrero, nacque a Torino il 10 settembre 1898, all’interno di una famiglia umile, ma mai ostile davanti alle ambizioni artistiche di questa ragazza. Da adolescente entra nella Regia Manifattura Tabacchi, un posto fisso molto ambito, soprattutto dalle ragazze di allora.
Dopo la prima guerra mondiale, a Torino ci sono i cafè-chantant, un genere di spettacolo caratterizzato da operette, giochi di prestigio, balletti e canzoni leggere, dentro un contesto in cui gli avventori potevano bere e mangiare durante le rappresentazioni. Teresa esordisce proprio in questi locali; è fisicamente gracile, ma piena di energia, è sensuale, anzi, fatale, con un fascino che toglie il respiro agli uomini che accorrono ai suoi spettacoli. Dopo essersi esibita in locali non particolarmente conosciuti, ecco che debutta al Maffei di via Principe Tommaso, il locale più importante e ambito di chi voleva fare la Rivista a Torino.
La nostra soubrette si ispirava a Parigi, la città della Belle Epoque e del cabaret, del Can-Can e della passerella che chiudeva gli spettacoli. Adottò il nome d’arte di Isa Bluette e importò dalla capitale francese proprio la passerella, con l’esordio di questa carellata finale negli spettacoli al Teatro Parco Michelotti nella proria città.
Isa fu l’autentica soubrette di un’epoca caratterizzata dallo sfarzo e dal quel clima in cui lo spettacolo iniziava a diventare qualcosa di apprezzato e importante nella cultura italiana, quasi come la sublimazione della voglia di divertimento e di svago.
Partendo da Torino andò ad esibirsi in tutto Italia, prima ingaggiata da alcune compagnie, poi mettendosi in proprio, assumento niente di meno che Macario e Totò. E qui notiamo la soubrette Isa Bluette, apprezzata anche come manager di spettacoli teatrali. Dopo la prima Guerra Mondiale, un autore torinese le scrive il brano “Creola” e la Bluette, proponendolo nei suoi spettacoli, lo rende famoso nei decenni.
La doppia carriera di questa donna, un mito come soubrette e un esempio come dirigente di azienda di spettacolo, sembra non conoscere ostacoli, quando, proprio sul più bello, ecco che, come un lampo a ciel sereno, la sua salute inizia crearle sintomi preoccupanti: è il 1939 e si ammala di tubercolosi; dopo aver combattuto, la morte la sconfigge senza pietà: è l’11 novembre 1939.
Al funerale parteciparono migliaia di persone, la salma fu vestita di azzurro, con una ghirlanda di fiordalisi in vita.
Poco prima della morte sposerà Nuto Navarrini, attore e cantate milanese, che entrò proprio nella compagnia di Isa Bluette nel 1931. Quest’ultima e il marito sono sepolti nella stessa tomba al Cimitero Monumentale di Torino, malgrado Navarrini avesse sposato altre due donne dopo Isa.
Fabio Buffa