“Murare la propria sofferenza è rischiare di lasciarsi divorare da questa, dall’interno.” (Frida Kahlo). Riporto questa frase sperando, insieme al titolo, possa incuriosire e far leggere questo articolo.
Esistono parecchi libri e manuali scritti con l’intento d’insegnare a diventare bravi genitori ma c’è poco o quasi niente in grado di confortare e spiegare come sopravvivere alla perdita di un figlio, ancor meno se a causarne la morte è stato un suicidio. Proprio così: “suicidio”. Una parola che fa paura e si pronuncia sempre con omertà e distacco.
“Mio figlio ha diciannove anni per sempre e non è facile convivere con questo tipo di dolore che a volte diventa come un punteruolo in grado di massacrarti il cuore. Quando sono stata colpita da questo fatto, che è capitato come un fulmine a ciel sereno ed ha completamente sconvolto la mia vita, sentivo il bisogno di parlare con qualcuno ma non era semplice farlo. Mi sono trovata e sentita sola. Per fortuna ho conosciuto un gruppo A.M.A…..”
Cos’è un gruppo A.M.A.? È un gruppo Auto Mutuo Aiuto composto da individui che condividono la stessa esperienza e si incontrano per trovare conforto e comprensione reciproca. La forza di questo insieme è data dall’ascolto reciproco senza giudizi, nel rispetto e nella riservatezza. I soggetti portano disagi, bisogni o situazioni per cui ricevere accoglienza e sostegno ma raccontano anche le strategie che adottano per andare avanti nel modo migliore. In sintesi: “Tu solo ce la puoi fare ma non ce la puoi fare da solo.”
In Friuli Venezia Giulia, a Pordenone, esiste il gruppo specifico “Oltre il suicidio”. Questo gruppo prima si chiamava “Dal dolore al colore”. La scelta di cambiare nome è stata dettata dalla volontà di acquisire maggiore visibilità e dal desiderio di divulgare una migliore conoscenza riguardo il tema del suicidio nel territorio circostante e nell’intera società. Basti pensare che in questa sola provincia friulana negli ultimi due anni e mezzo ci sono stati ben 120 suicidi ma pochi ne sono a conoscenza. L’ obiettivo è quello di riuscire ad aprire un dialogo con i sopravvissuti al suicidio di un parente o di un amico o a loro stessi ed a chi soffre di depressione. Il desiderio è quello di aiutare i partecipanti a gestire il dolore e la rabbia ed anche quello di combattere lo stigma sociale, che, ancora oggi, esiste nei confronti di questi argomenti.
Raffaella Della Schiava