Piccolo ma abbastanza confidente, il Pettirosso (Erithacus rubecula) è una specie ben conosciuta anche dai non ornitologi. La sua presenza quasi ubiquitaria nel complesso delle stagioni lo rende una specie comune e facilmente contattabile. Se nel periodo riproduttivo preferisce zone più collinari o di montagna, nel resto dell’anno è presente quasi ovunque, anche in ambiente urbano, soprattutto in giardini e parchi cittadini di tutta Italia o quasi.
Il suo ticchettio e il suo canto “liquido” risuonano soprattutto nelle mezze stagioni ma anche nelle giornate più miti dell’inverno. Con la sua forma praticamente sferica, con dorso grigio-marrone chiaro e petto e gola arancione vivo, si può osservare spesso sulle recinzioni o sulle siepi di casa, anche quando insegue altri passeriformi, essendo molto territoriale anche in inverno.
Su di esso esistono numerose leggende, essendo specie conosciuta a livello popolare da sempre. Si dice che “porti la neve” in pianura quando compare, anche se beni ultimi anni il detto si è rivelato poco veritiero. La più famosa storia popolare riguarda invece la sua ampia macchia rosso-arancio: la tradizione la associa alla crocifissione di Gesù Cristo, a cui il pettirosso provò a togliere la corona di spine rimanendo così ferito al petto da cui uscì il sangue che gli dà la colorazione.
Daniele Capello