Ennesimo piatto della tradizione gastronomica piemontese fatto quando ancora si era soliti macellare gli animali in casa e non si voleva sprecare le frattaglie.
Il piatto era composto principalmente da animali di grossa taglia come agnello, maiale e vitello, che dopo la macellazione venivano suddivisi all’interno della famiglia e pezzi come le animelle, i rognoni, i filoni, le cervella, il fegato e i testicoli venivano impanati nel pangrattato e fritti nell’olio.
Mentre i sanguinacci venivano serviti il giorno festivo successivo alla macellazione.
La ricetta è stata modificata nel corso degli anni e vista la facilità di reperimento degli ingredienti può essere considerato e servito come piatto unico, anche se rimane comunque il piatto delle occasioni speciali.
Del fritto misto alla piemontese è stata fatta anche una versione agrodolce, aggiungendo la mela e l’amaretto, che sono comunque prodotti tipici piemontesi, oltre a carni miste e verdure.
La ricetta tradizionale oltre agli avanzi di macellazione del vitello per la parte salata e di qualche pezzo di dolce e frutta è composto anche da carote saltate in padella per un antipasto ricco e completo.
Con il passare degli anni il numero dei pezzi di carne è aumentato fino ad arrivare ad essere composto da una trentina di pezzi tra carne, pesce, frutta, verdura e dolce ed è per questo che oramai è considerato un piatto unico.
Se volete cimentarvi nel replicarlo si consiglia di cambiare l’olio quando è troppo fritto e quando andrete a friggere gli elementi dolci.