La fine del mondo, ormai, non sembra più una cosa da fantascienza. Se ne gli anni 70 e 80 il terrore era che avvenisse per colpa di una guerra atomica, ora il terrore che serpeggia nasce dal riscaldamento globale, dalle temperature mondiali che si alzano, dallo scioglimento dei ghiacciai, dall’acqua che scarseggia, dall’Amazzonia in fiamme e dall’ossigeno che lascia il posto alla CO2.
Tutti questi problemi, tuttavia, sono solo l’inizio. E la paura diventa sempre più comune, paura per qualcosa che non abbiamo mai affrontato prima d’ora e durante un’epoca nel quale una notizia che mette pochi istanti a fare il giro del mondo e oltre.
Come ha dichiarato lo scrittore Bryan Walsh, autore di “Apocalisse: una breve Guida alla fine del mondo”, ancora non pubblicato in Italia, al Washinton Post:
“Siamo sempre più connessi, e ogni giorno creiamo nuovi rischi che possono diffondersi più rapidamente di ieri”.
Ma le minacce non sono solo quelle che al momento sembrano star per portare alla fine il nostro pianeta (e per le quali gli scienziati hanno avvertito il mondo già da 50 anni), ma molte altre, probabili o improbabili, ma per le quali non ci sono difese.
Asteroidi, supervulcani, robot killer, intelligenze artificiali, super virus creati in laboratorio e molte altre. I virus creati dall’essere umano sono un grave problema perché, come dice lo stesso scrittore:
“La natura impedisce a tutto ciò che crea di essere abbastanza virulento e contagioso da minacciare l’estinzione della nostra specie. La più grande minaccia per i prossimi anni viene dai patogeni bioingegnerizzati, prodotto di tecniche biologiche come la mutazione genetica e la sintesi artificiale.”
Numerosi pericolo che rischiano di mettere fine alla vita sulla terra, per le cui soluzioni, secondo Welsh, ci vorrebbe un accordo tra i vari governi che, probabilmente, non avverrà mai.
Domenico Attianese