Il problema principale nello sviluppo di tecnologie indossabili è la loro alimentazione. Come mantenere piene di energia questo tipo di tecnologie?
La risposta sembra essere: “Il sudore”.
Stando ad un articolo pubblicato sulla rivista “Joule”, alcuni scienziati dell’Università della California hanno descritto un dispositivo in grado di produrre energia dal sudore, raccolto dalla punta delle dita.
Il dispositivo creato dagli scienziati, un team guidato da Lu Yin, è il migliore nel suo campo, in grado di generare 300 millijoule di energia per centimetro quadrato, senza alcuna energia meccanica esterna; una promessa per la tecnologia indossabile autosufficiente.
Il dispositivo creato dal team di scienziati è una striscia flessibile e molto sottile che va indossata sulla punta di un dito, una zona ad alta sudorazione perenne, così da generare energia in ogni caso. Una rivoluzione, come ha spiegato Lu Yin: “A differenza di altri dispositivi indossabili alimentati dal sudore la nostra soluzione non richiede esercizio o input fisico. Credo che questo sia il primo passo per rendere i dispositivi indossabili più pratici, convenienti e accessibili a tutti”.
E Joseph Wang, docente di nanoingegneria: “Il nostro sensore può essere utilizzato in qualsiasi attività quotidiana che coinvolga il tatto, perché si basa sul sudore dei polpastrelli, dove si trovano più di mille ghiandole sudoripare da cento a mille volte più efficaci rispetto a quelle che si trovano in altre parti del corpo”.
La struttura del dispositivo non è particolarmente complessa: avvolto intorno alla punta di un dito, o delle dita, come un cerotto, è imbottito di elettrodi in schiuma di carbonio che assorbono il sudore e lo convertono in energia. L’energia viene immagazzinata in un condensatore e poi scaricata in altri dispositivi indossabili.
Stando ai calcoli e alle misurazioni di un solo dito, un’ora di digitazione con il mouse è in grado di raccogliere 30 millijoule, e in 10 ore di sonno sono stati raccolti quasi 400 millijoule di energia (sufficienti per alimentare un orologio da polso per 24 ore). Un risultato incredibile, considerando che le misurazioni, appunto, sono state effettuato con un singolo dispositivo, tra l’altro ai suoi albori.
Domenico Attianese